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Nella Nona Relazione sulla Coesione nell’Unione, pubblicata il 27 marzo scorso dalla Commissione europea, la Puglia, insieme ad altre,  è indicata tra le regioni interessate da diminuzione della popolazione in età lavorativa e rallentamento del livello di istruzione terziaria.

La relazione sostiene che il calo della popolazione in età lavorativa impone strategie per l’incremento della produttività e dei tassi di occupazione, anche per superare la trappola dello sviluppo dei talenti.

A tale proposito, richiama le comunicazioni “Utilizzo dei talenti nelle regioni d’Europa” e “Cambiamento demografico in Europa: strumentario d’intervento”, per evidenziare la necessità di un mix di politiche strategiche che combini riforme e investimenti.

Tra gli indici demografici, quello che consente di evidenziare il ricambio tra popolazione attiva giovane e coloro che lasciano l’attività lavorativa per il raggiungimento dell’età pensionabile è l’indice di ricambio della popolazione.

Questo indice è calcolato come rapporto percentuale tra popolazione potenzialmente in uscita dal mondo del lavoro (60-64 anni) e quella potenzialmente in entrata (15-19 anni). Valori distanti dalla condizione di parità indicano una situazione di squilibrio; indici molto al di sotto di 100 possono indicare minori opportunità per i giovani in cerca di prima occupazione, mentre valori molto superiori a 100 evidenziano difficoltà a mantenere costante la capacità lavorativa di un territorio.

Si ricorre all’indice di ricambio anche per monitorare la congiuntura del mercato del lavoro: le nuove leve trovano opportunità occupazionali non solo in funzione dell’espansione dell’economia e della creazione di nuovi posti, ma anche in funzione dei posti che vengono resi disponibili da coloro che escono dal mercato del lavoro, soprattutto per motivi di età e di pensionamento. 

Al 2023, in Puglia l’indice di ricambio si attesta a 137,3 con un incremento di 14,6 punti rispetto al 2019 (122,6 punti). Secondo le stime ISTAT al 2024 l’indice di ricambio è pari a 142,5 (+5,2 punti percentuali rispetto al 2023).

A livello comunale, valori al di sopra del 100 si riscontrano in quasi tutti i comuni (252 su 257), mentre valori sopra 150 si riscontrano in 107 comuni. Il valore più basso si registra a Stornara (86,1).

Rispetto al 2019, solamente in 36 comuni si rileva una contrazione dell’indice di ricambio. I comuni interessati sono così distribuiti: 18 in provincia di Lecce, 11 in provincia di Taranto, 6 in provincia di Foggia e 1 in provincia di Bari. Incrementi al di sopra di 50 punti interessano 21 Comuni: 10 in provincia di Foggia,9 in provincia di Lecce, 1 in provincia di Taranto e 1 in provincia di Bari.

 I valori comunali dell’indice di ricambio e degli altri indici di struttura della popolazione per il periodo 2017 – 2023 sono disponibili nella dashboard della Fondazione indici di struttura demografica dei comuni della Puglia.

 

Il data set degli indicatori è disponibile in formato aperto sul portale opendataipres. 

 

Fonte dei dati: Demo.Istat,

 

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Il 29 marzo 20024 l’ISTAT ha pubblicato l’aggiornamento della serie storica degli indicatori demografici fornendo anche le stime al 2024 dei principali indici strutturali della popolazione: l’indice di dipendenza strutturale, l’indice di dipendenza degli anziani e l’indice di vecchiaia.

L’indice di dipendenza strutturale, denominato anche “carico sociale”, è il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) e quella in età attiva (15-64 anni) moltiplicato per 100. Questo indice è la somma dell’indice di dipendenza degli anziani (rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100) e dell’indice di dipendenza dei giovani (rapporto tra popolazione 0-14 anni e popolazione in età attiva (15-64 anni) moltiplicato per cento).

L’indice del “carico sociale” è considerato una misura del grado di equilibrio/squilibrio tra le generazioni: valori superiori al 50% indicano che sulla popolazione in età attiva (15-64 anni) grava un “carico” economico e sociale potenzialmente difficile da sostenere. Secondo la classificazione delle generazioni fornita dall’ISTAT, la popolazione in età attiva è attualmente rappresentata da gran parte dei Baby boom 2 (i nati tra il 1956 e il 1965), dalla Generazione X (1966 – 1980), dai Millennials (1981 – 1995) e dai nati prima del 2008 della I-Generation (1996 – 2015).

Al 2023 il valore dell’indice di dipendenza strutturale in Puglia è pari a 56,5% (Mezzogiorno 55,6%; Italia 57,4%. Media UE 27 56,7). Nel 2024 l’indice sale a 56,9% (+2,6 punti rispetto al 2019).

Gli indici strutturali della popolazione sono utilizzati nelle analisi di contesto per la formulazione delle policy. Nel 2023 la Commissione Europea, nell’ambito del primo pilastro del Talent Booster Mechanism, ha lanciato un progetto pilota per aiutare le regioni a formare, attrarre e trattenere talenti. Per individuare le regioni target è stato utilizzato, insieme ad altri indicatori di contesto, l’indice di dipendenza degli anziani. La Puglia con un valore dell’indice pari a 37,3% (Mezzogiorno 35,8, Italia 37,8, EU 27 33,4) è stata inserita tra le 10 regioni pilota. Il valore dell’indice nel 2024 sale al 38,0%.

L’indice di dipendenza strutturale assume valori superiori al 50% in 212 dei 257 comuni pugliesi (82,5%); in 34 comuni supera il 65%. Il valore più alto in assoluto è quello del Comune di Celenza Valfortore (85%). Valori al di sotto del 50% si osservano solo in 10 Comuni; nei Comuni di Cellamare e Candela l’indice è pari al 44,4%.

Da un confronto con il 2019, si rilevano incrementi superiori a 9 punti percentuali in tre comuni: Poggiorsini (+ 9,1), Monteleone di Puglia (+11,2) e Celle di San Vito (+22,4) dove si registra l’incremento maggiore. Nello stesso periodo (cinque anni), l’indice del carico sociale diminuisce in 28 Comuni; nel comune di Monte Sant’Angelo si riscontra la contrazione più elevata (-16,2 punti percentuali).

I valori comunali dell’indice di carico sociale e degli altri indici di struttura della popolazione per il periodo 2017 – 2023 sono disponibili nella dashboard indici di struttura demografica dei comuni della Puglia.

Il data set degli indicatori è disponibile in formato aperto sul portale opendataipres

 

Fonte dei dati: Demo.Istat, Eurostat.

 

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Secondo gli ultimi dati forniti dalla Camera di Commercio di Bari, in Puglia al 31 dicembre del 2023 le imprese attive sono 330.332 ed il numero di addetti è pari a 1.007.431. Il settore economico con il maggior numero di addetti è il Commercio all’ingrosso e al dettaglio (21,7%); gli addetti del settore manifatturiero rappresentano il 14,4% del totale.

 

Da un confronto con il 2021 emerge una lieve contrazione, pari a -0,7%, del numero delle imprese attive, mentre il numero degli addetti registra un incremento del 6,4%; aumenta pertanto la dimensione media delle imprese.

 

Il numero delle imprese attive è aumentato in 86 Comuni, in due di essi di oltre il 12% (Celle di San Vito (+12,5%) e Isole Tremiti (+15,9%)). I capoluoghi con il numero delle imprese attive in crescita sono Brindisi (+2,8%), Taranto (+2,3%), Lecce (+1,1%).

 

Negli altri Comuni pugliesi (160) il numero delle imprese attive diminuisce: tra i capoluoghi, a Bari del -2,4%, a Foggia del -2,4%, a Barletta del -2,3%, ad Andria del -0,4% e a Trani del -0,3%; la riduzione più elevata si riscontra nel Comune di Faeto (-8,4%).

 

Nel settore manifatturiero, a livello comunale, il rapporto tra numero di addetti e popolazione moltiplicato per 10.000 assume valori superiori a 1.000 in 14 Comuni; il valore più elevato è del Comune di Surano (4.039), in 33 Comuni è inferiore a 100.

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

Fonte dei dati: Camera di Commercio di Bari.

 

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Mercoledì, 21 Febbraio 2024 09:39

In crescita gli stranieri residenti in Puglia

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Sulla base degli ultimi dati ISTAT disponibili, aggiornati al 31 dicembre 2022, gli stranieri residenti in Puglia sono 142.145 (72.793 uomini e 69.352 donne), circa 7.000 stranieri in più rispetto all’anno precedente.

 

Rappresentano il 3,6% dell’intera popolazione pugliese e risultano in crescita (+ 7,6%) rispetto al 2018.

 

Se si considera la popolazione suddivisa per cittadinanza si rileva una netta prevalenza della comunità rumena che rappresenta il (20,7% del totale degli stranieri residenti), seguita da quella albanese (14,3%) e da quella marocchina (7,9%).

 

La maggioranza degli stranieri risiede nella provincia di Bari (43.865 residenti, il 3,6% della popolazione provinciale) dove risulta prevalente la comunità albanese (10.889 residenti, per il 24,8 % del totale dei residenti stranieri). Nella sola Città di Bari risiedono, invece, 14.140 stranieri, di cui 2.305 costituiti da georgiani (il 16,3% della popolazione residente straniera a livello comunale).

 

Nelle restanti cinque province è preponderante la presenza rumena. La comunità rumena più numerosa risiede nella provincia di Foggia (10.492), in calo (-10,4%) rispetto al 2018.

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

Fonte dei dati: Demo-Istat

 

 

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Sulla base degli ultimi dati di fonte ISPRA (Catasto dei rifiuti), nel 2022 in Puglia sono state raccolte 1.071.417 tonnellate di rifiuti differenziati, circa 210 mila tonnellate in più rispetto all’anno 2018, con una variazione in termini percentuali del +24,4%.

 

Il dato medio regionale della raccolta differenziata pro-capite è di 275 Kg per abitante (+58 kg per abitante rispetto al 2018).

 

Da un confronto con il 2018 emerge che la raccolta differenziata per abitante aumenta in modo rilevante, con valori superiori ai 400 kg per abitante, nei Comuni Leporano (da 66 kg/ab nel 2018 a 489 kg/ab nel 2022) e Isole Tremiti (da 182 kg/ab a 1.395 kg/ab nel 2022).

Una diminuzione si rileva in soli 40 Comuni.

 

L’incidenza della raccolta differenziata sul totale dei rifiuti è del 59% a livello regionale, mentre a livello comunale l’incidenza della raccolta differenziata sulla produzione totale ha superato il 60% in ben 166 comuni. La percentuale più alta si registra nel comune di Leporano (86%)

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

Fonte dei dati: Catasto Rifiuti-ISPRA

 

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Martedì, 16 Gennaio 2024 12:15

Indice di fragilità comunale (IFC)

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Di recente l’Istat ha pubblicato il nuovo Indice di Fragilità Comunale. L’indice composito fornisce una misura di sintesi della fragilità dei comuni, intesa come l’esposizione di un territorio ai rischi di origine naturale e antropica e alle condizioni di criticità connesse con le principali caratteristiche demo-sociali della popolazione e del sistema economico-produttivo. L’indice è composto da dodici indicatori che descrivono alcune caratteristiche proprie del territorio.

 

In particolare, è stata analizzata l’incidenza delle aree soggette a frane, la percentuale di consumo di suolo, il grado di perifericità del territorio rispetto ai servizi essenziali, il tasso di motorizzazione ad alta emissione per cento abitanti, la raccolta indifferenziata che non può essere avviata al riciclo, le aree naturali protette, la popolazione giovane e anziana, il grado di istruzione medio, il tasso di occupazione, l’incremento della popolazione, la densità imprenditoriale e, infine, la fragilità della struttura produttiva.

 

Il risultato ha dato poi origine ad un punteggio da uno a dieci ai vari comuni di tutta Italia, seguendo la logica che un numero elevato corrisponde a un altrettanto elevato tasso di fragilità. In Puglia 137 comuni su 257 (il 53,3 % del totale) registrano un indice di fragilità comunale elevato (punteggio da 8 a 10). Nello specifico 23 comuni hanno un indice di fragilità pari al massimo (cioè 10 su 10) e sono così distribuiti: 12 comuni in provincia di Foggia, 6 in provincia Taranto e 5 in provincia di Lecce. Di contro i comuni di Altamura e Noci hanno un indice di fragilità pari ad 1 (minima fragilità), mentre registrano una fragilità da medio a molto bassa i seguenti comuni: Lecce, Martina Franca, Alberobello e Putignano.

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

 

Fonte dei dati: ISTAT

 

 

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Secondo il recente report pubblicato dall’Istat, nel 2022 le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono poco più di 2,18 milioni (8,3% del totale, erano risultate il 7,7% nel 2021); oltre 5,6 milioni gli individui coinvolti (9,7%, in crescita dal 9,1% dell’anno precedente). Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione.

Sono considerate in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. La soglia di spesa sotto la quale si è assolutamente poveri è definita dall’Istat attraverso il paniere di povertà assoluta. Questo comprende l’insieme di beni e servizi che, nel contesto italiano, vengono considerati essenziali. Ad esempio, le spese per la casa, quelle per la salute e il vestiario.

Le nuove soglie di povertà assoluta sono state definite in base all’età dei componenti, alla regione e alla tipologia del comune di residenza delle famiglie. Non si tratta quindi di un’unica soglia, ma di tante soglie di povertà assoluta quante sono le combinazioni tra tipologia familiare (ottenuta come combinazione tra numero ed età dei componenti), regione e tipo di comune di residenza (distinguendo tra comuni centro dell’area metropolitana, comuni periferia dell’area metropolitana e comuni con 50.001 abitanti e più, altri comuni fino a 50mila abitanti diversi dai comuni periferia dell’area metropolitana). Una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore ai valori monetari delle soglie.

In Puglia, per un adulto di 30-59 anni che vive da solo in un comune fino a 50.000 abitanti il valore-soglia è pari a 685,30 euro; nel caso in cui risieda in una città metropolitana la soglia è invece pari a 736,24 euro. Il valore della soglia aumenta al crescere del numero dei componenti del nucleo familiare e alla presenza di almeno un minore in casa.

La soglia di povertà assoluta raggiunge il valore massimo, pari a 1.723 euro, in una famiglia composta da due adulti di 30-59 anni con tre figli di età compresa tra i 18 e i 29 anni residenti nei comuni fino a 50.000 abitanti. 

Confrontando le soglie di povertà assoluta del 2022 con quelle dell’anno prima si riscontrano incrementi in termini percentuali al di sopra del 9% in tutte e tre le aree geografiche considerate: effetto dovuto principalmente all’inflazione. È da sottolineare che gli incrementi percentuali sono maggiori per i comuni sotto i 50.000 abitanti non metropolitani. Inoltre, l’incremento maggiore in assoluto della soglia di povertà è pari a 13,7% e si registra nella tipologia familiare costituita da un componente di 30-59 anni e 2 componenti di 60-74 anni che risiedono nei comuni fino a 50.000 abitanti non metropolitani. 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

Fonte dei dati: ISTAT

 

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Secondo gli ultimi dati disponibili di fonte ISPRA, in Puglia nel 2022 il suolo consumato ammonta a 159.459 ettari, con un incremento, rispetto all’anno, precedente di circa 764 ettari.

 

Il suolo consumato superiore a 5.000 ettari si registra nei comuni di Taranto (5.339 ettari) e Bari (5.024).

 

 

La quota percentuale di suolo consumato sul totale della superficie comunale è superiore al 20% in 34 comuni pugliesi. I valori più elevati si rilevano nei Comuni di Bari (43,2 %) e Modugno (42,0%).

 

Da un confronto con il 2006, la quota di suolo consumato registra un aumento inferiore a 4 punti in tutti i comuni della Puglia ad eccezione di Carosino, dove la variazione è pari a 5,2 punti percentuali.

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

 

Fonte dei dati: ISPRA

 

 

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Sulla base degli ultimi dati sul Censimento Permanente della popolazione pubblicato dall’Istat, nel 2021in Puglia la popolazione di 9 anni in poi in possesso di un titolo di studio non superiore al diploma di scuola media inferiore è pari a 1.986.894 (il 54,5% del totale della popolazione da 9 anni in su), di cui 955.943sono costituiti da maschi (il 54% del totale) e 1.030.951 da donne (il 54,8% del totale).

 

Rispetto al 2018 si è registrata una contrazione del -5,1% di questo gruppo di persone. Rapportando questo gruppo della popolazione al totale nella medesima classe di età, si evince che in 53 Comuni tale rapporto supera il 60%, Il valore più elevato è da attribuire a Zapponeta (68,8%), mentre il valore più basso pari a circa il 41% spetta a Lecce.

 

Sempre al 2021, la popolazione nella classe 50-64 anni con un titolo di studio non superiore al diploma di scuola media inferiore, è pari a 488.516 unità (il 24,6% del totale e il 55,4% del totale della popolazione nella medesima classe di età), di cui circa 252.000 donne (51,5%).

 

La contrazione di questa classe di popolazione rispetto al 2018 è stata lieve (-0,4%).

 

Il rapporto tra la popolazione della classe 50-64 anni con un titolo di studio non superiore al diploma di scuola media inferiore sul totale della popolazione totale della medesima classe di età, evidenzia valori percentuali superiori al 70% in 11 Comuni, valori al di sotto del 50% si registrano in 34 Comuni.

 

Si conferma Zapponeta, il comune con il valore in termini percentuali più alto 79,1% e Lecce quello con il valore più basso 33,7%.

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

 

Fonte dei dati: ISTAT - Censimento permanente della popolazione

 

 

 

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Successivamente all’ammissione dei progetti da parte dei Comuni delle Aree Interne relativamente alla Missione 5 (PNRR) Linea di Intervento 1.1.1 “Potenziamento dei Servizi e delle Infrastrutture Sociali di Comunità”, il Direttore dell’Agenzia di Coesione Territoriale ha emanato tre decreti di finanziamento - nel periodo Maggio - Luglio 2023 -, a titolo di anticipazione pervenute dai Soggetti attuatori.

 

Le anticipazioni hanno riguardato 279 progetti su 803, a livello nazionale, per un importo complessivo di circa 182 milioni di euro. I progetti che hanno ricevuto le anticipazioni corrispondono al 34,7% del

totale dei progetti ammessi e al 36,4% degli importi ammessi a finanziamento.

 

Le istanze di liquidazione hanno riguardato i Comuni di quasi tutte le regioni d’Italia ad eccezione della Valle d’Aosta.

 

In termini di quota percentuale di importi di progetti ammessi per i quali è stata richiesta l’anticipazione, tra le prime tre regioni vi sono Friuli Venezia Giulia (82,1% del Totale), Lombardia (74,3) e Trentino Alto Adige (71,7%).Tra le regioni del Mezzogiorno spiccano il Lazio (46,8%), la Sicilia (44,3%) e la Puglia (42,4%).

 

In Puglia i progetti ammessi che hanno ottenuto un’anticipazione del 10% sono stati 22 con un importo pari a circa 2 milioni e 200 mila euro. Le istanze di liquidazione hanno riguardato 19 Comuni delle Aree Interne; tre progetti ricadano nel Comune di San Pancrazio Salentino e due nel Comune di Polignano a Mare per un importo par a circa 300 mila euro.

 

La banca dati della Fondazione è stata aggiornata con questo nuovo data set in formato aperto che è disponibile sul portale dedicato a questo link.

 

 

Fonte dei dati: Agenzia per la Coesione Territoriale

 

 

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