ABSTRACT - Nell’anno 2016 il PIL nazionale ha fatto registrare, rispetto all’anno precedente, una crescita dello 0,9 per cento e i saldi nominali di finanza pubblica sono risultati piuttosto vicini agli obiettivi prefissati. La distribuzione per settore del complessivo ammontare del debito pubblico italiano attesta come la quasi totalità - ben il 96% - sia in capo alle Amministrazioni centrali, mentre il 4% è detenuto dalle Amministrazioni locali - con una leggera prevalenza della quota a carico dei Comuni (40,9 miliardi) rispetto a quella relativa alle Regioni (31,5 miliardi) - ed una quota minima dagli Enti di previdenza. Rispetto ai dati dei conti di cassa delle Regioni, nel 2016 si è registrato un incremento delle entrate correnti ed un calo delle entrate per investimenti. Le spese correnti e in conto capitale sono aumentate, mentre sono diminuiti sia le accensioni sia i rimborsi di prestiti.

 

ABSTRACT - Il sistema di istruzione e formazione italiano, pur se recentemente interessato da alcuni sensibili progressi, pare ancora condizionato da criticità piuttosto significative. Nel nostro Paese, infatti, il tasso di abbandono scolastico rimane nettamente superiore alla media dell’UE, il numero di giovani laureati è il più basso in Europa e la spesa pubblica per l'istruzione, in rapporto al PIL, è fra le più basse del Continente (4% nel 2015 a fronte di una media europea del 4,9%), in particolare per l'istruzione universitaria. Inoltre, si riscontrano notevolissime differenze regionali con riferimento a tutti questi indicatori, oltre che nell’ambito della valutazione delle competenze di base.Anche rispetto al sistema universitario italiano ed in particolare alle sue modalità di finanziamento, è stato osservato come, da un lato, la riduzione della dimensione del FFO (in Italia 7,34 miliardi per il 2016, a fronte di un corrispondente valore per la Germania di circa 26 miliardi), e, dall’altro, l’introduzione delle nuove regole per il suo riparto, abbiano sostanzialmente reso impossibile, alle Università collocate in una posizione di classifica non favorevole - ed in particolare a quelle del Mezzogiorno d’Italia - arrestare un processo di contrazione delle risorse finanziarie ed umane, e quindi, dell’offerta didattica e dell’immatricolazione di studenti.

 

Martedì, 29 Gennaio 2019 10:33

L’abbandono scolastico in Puglia

ABSTRACT - Nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 l’abbandono scolastico è un indicatore fondamentale di riferimento tra i cinque principali adottati. In questa nota sono presi in considerazione tre diversi indicatori.  L’analisi è stata articolata in base a tre aggregati territoriali: regione, sei province pugliesi e otto città capoluogo di provincia (per la provincia BAT sono state considerate le città di Andria, Barletta, Trani). Gli abbandoni ammontano a circa 11.000 giovani, il 5,1% del totale degli iscritti e l’8% del totale nazionale. Risulta necessario pensare ad un programma di azione specifico per questo target di giovani che si ponga l’obiettivo di portarli all’acquisizione di una qualifica con gli strumenti offerti dalle politiche attive del lavoro.

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